In the collective imagination, we tend to associate addiction with the use of drugs and the power of substances over our brain.
Gabor Maté, dottore canadese con esperienza decennale nel campo delle tossicodipendenze, ci offre una visione della dipendenza che può riguardare anche noi, persone “normali” e “sobrie”.
Le ragioni invisibili che portano una persona a diventare schiava della droga, sono le stesse che portano un’altra persona a diventare dipendente dal gioco d’azzardo, dal sesso, dallo shopping, dal lavoro o dallo sport.
Alcune tra queste dipendenze sono accettate e rispettate agli occhi della società e creano meno danni, ma i meccanismi interiori rimangono gli stessi.
COS’E LA DIPENDENZA
Nei secoli precedenti, la dipendenza si riferiva semplicemente a un'attività rispetto alla quale si nutriva passione.
Il Dr. Maté, definisce la dipendenza come un comportamento che ci dà un piacere o un sollievo temporaneo, verso il quale non abbiamo controllo, e che ci sentiamo costretti a ripetere nonostante l'impatto negativo che ha sulla nostra vita e su quella degli altri.
Non è la sostanza o un’attività a renderci dipendenti, bensì qualcos’altro dentro di noi.
Non tutti coloro che fanno uso di alcolici diventano alcolisti, lo stesso vale per il gioco d’azzardo.
È significativo il caso di alcuni soldati americani che durante la guerra del Vietnam, utilizzavano regolarmente eroina, ma dopo il rientro in patria, la percentuale di coloro che ne hanno sospeso il consumo era del 95%.
Il caso dei veterani di guerra dimostra che il consumo di eroina deriva non dalla sostanza stessa, bensì dal bisogno che certe persone hanno nell’affrontare un ambiente specifico di forte disagio.
LA DIPENENZA E LA SUA ANATOMIA
Alcuni esperti definiscono la dipendenza come una "malattia cronica neurobiologica" dato che tutte le dipendenze da droghe o da comportamenti non “normali” condividono gli stessi circuiti neuronali e chimici del cervello.
È comunque importante non cadere nella trappola di ridurre la dipendenza alla sola azione chimica neuronale
Nonostante esistano persone che diventano dipendenti da una sostanza dopo averla assunta solo poche volte, la causa delle dipendenze non risiede nel potere che le droghe hanno sul cervello umano.
Sono altre le ragioni che rendono alcuni soggetti vulnerabili verso la dipendenza
Secondo il Dr. Maté, la dipendenza ha uno scopo nella vita delle persone: dà conforto, distrae dal dolore, diminuisce lo stress.
Lui stesso parla della sua dipendenza dal lavoro: dipendenza ammirevole agli occhi della società, che gli ha permesso di aiutare molte persone, ma che ha avuto un impatto negativo nella sua vita privata, allontanandolo dalla sua famiglia.
In breve, possiamo concludere che le droghe non rendono necessariamente dipendenti nello stesso modo in cui il cibo non ci rende mangiatori compulsivi.
LA DEPRIVAZIONE EMOZIONALE E LA NEUROCHIMICA DEL CERVELLO
I recettori degli oppioidi, giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo delle dipendenze e, più nello specifico, le endorfine: molecole che hanno un'azione simile alla morfina e ad altre sostanze oppiacee.
Le endorfine, sono considerate le molecole delle emozioni e nei bambini, il contatto con i genitori stimola il naturale rilascio di queste molecole.
I bambini che hanno sofferto di una deprivazione emozionale nel processo di crescita, più tardi nella loro vita, è possibile che tentino di ricercare una compensazione attraverso vari tipi di attività, o l'utilizzo di sostanze stupefacenti che permettano il rilascio delle endorfine nel cervello.
Lo stesso vale per coloro che hanno un numero di ricettori della dopamina ridotto, saranno più propensi a sostanze o attività che ne aumentano il livello.
Il cibo aumenta il livello dopaminico del 50%, il sesso del 100%, ma sono nulla paragonate alla cocaina che addirittura arriva a triplicarne il livello.
Le prime esperienze difficili o negative che si possono vivere durante l’infanzia portano alla scomparsa di questi ormoni positive, e inoltre generano un pericoloso sovraccarico di altri ormoni, in particolare l’ormone del cortisolo generato da situazioni di stress
"Il contatto materno altera la neurobiologia dell’infante". - John Bowlby
REGOLAZIONE EMOZIONALE
La tendenza che possiamo riscontrare nelle dipendenze, è il focus verso un qualcosa che viene dall'esterno, che sia esso fisico o emozionale. Questo bisogno deriva da una mancanza di autoregolazione, cioè dall'incapacità di mantenere una stabilità nell'atmosfera emozionale interna. Nessuno nasce con questa capacità di regolazione interna, e l'infante in questo è completamente dipendente dall'adulto, in questo.
Coloro che non la ricevono, in età adulta, devono fare affidamento su alcuni supporti esterni per fronteggiare la propria ansia o il proprio sconforto.
Alcuni tipi di autoregolazione possono risultare anche “salutari”, vedi un eccessivo focus verso l’esercizio fisico, ma rimangono pur sempre attività mosse da uno squilibrio interno
LA COMPRENSIONE VERSO LA DIPENDENZA
Se non vogliamo cadere nella trappola della colpevolizzazione, sia verso noi stessi che verso gli altri, sarà importante ricercare le cause della nostra dipendenza e domandarci quali siano i benefici di tale attività, in cosa ci ha aiutato.
In molti casi, non si tratta di una mancanza di volontà, o di debolezza del carattere, bensì di una necessità di sfuggire a un dolore emozionale.
INTEGRARE LA NOSTRA STORIA PERSONALE
Superare la nostra particolare “dipendenza”, passerà attraverso una personale maturazione psicologica. Dovremmo quindi sviluppare un senso di sé differente da ciò che è l'esperienza emozionale interna, senza però negarla, ma imparando a non identificarci con essa.
Una personalità poco differenziata è facilmente sopraffatta dalle proprie emozioni e assorbe l'ansietà degli altri, generando quindi ansietà verso se stessa.
Questa maturazione psicologica, passa attraverso la comprensione e l’accettazione di cosa è stato il nostro passato, affinché possiamo integrarlo e non esserne più vittime.
L’OSSERVAZIONE DI SE’
L'attività mentale più importante per lo sviluppo della regolazione emozionale è l'osservazione di se stessi.
Se osserviamo più da vicino le funzioni della mente, possiamo osservare due tipi di funzioni mentali:
- La consapevolezza
- Confuso processo automatico che può essere cosciente, semi cosciente o incosciente.
Quest'ultimo processo di tipo automatico, è quello che dirige i nostri stati emozionali e i nostri comportamenti.
La Mindfulness, come viene definita oggi, è la chiave per sbloccare gli schemi mentali che tengono il cervello incatenato ad una particolare dipendenza.
L'osservazione cosciente della nostra mente, ci permette gradualmente di lasciar andare le nostre vecchie abitudini. Ricerche di carattere scientifico sulla Mindfulness, hanno dimostrato che tale consapevolezza è in grado di cambiare positivamente la fisiologia del cervello in cui questi pensieri hanno avuto origine
Se hai letto fino a questo punto, avrai compreso che non tutte le dipendenze sono malsane, anzi, alcune ci hanno permesso di diventare ciò che siamo.
Nel caso delle nostre dipendenze più salutari, l’idea di fondo non è eliminarle, bensì, stabilire una relazione differente, salutare, che passa attraverso una conoscenza più profonda di noi stessi.
Letture raccomandate:
In the Realm of Hungry Ghosts: Close Encounters with Addiction (2008) - Gabor Maté
Purtroppo questo libro non è stato tradotto in lingua italiana; se volete approfondire il lavoro del Dr. Maté, questa è una sua conferenza tradotta su youtube:
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